Cara Mamma,
le avevo promesso nella scorsa puntata che ci saremmo occupati di come dove quando e perché nascono i disturbi del comportamento alimentare dei bambini. Avevamo visto quando è il caso di preoccuparsi o, meglio, di occuparsi, della emotività di un piccolo che parla attraverso il cibo. Una premessa: le considerazioni che seguono possono essere utili anche per i genitori di adolescenti angosciati dai gravi guai che spesso in adolescenza esplodono: nella storia di ogni ragazzo che soffre delle temute sindromi “anoressia” e “bulimia” c’è un bambino con un rapporto con il cibo abbastanza spinoso fin dalla più tenera età. Il mix alterato emotività – cibo/corpo, infatti, non può crearsi altro che quando il processo di separazione tra di essi si compie, nei primi anni di vita (anche se, magari, gli effetti di questa alterazione saranno notati molto più avanti). Due note: 1. per un neonato il corpo è all’inizio l’unico strumento di espressione a sé e agli altri di quello che prova; 2. il bambino è dotato di emozioni primitive, ma penetranti, ben visibili già dalle ultime fasi della vita intrauterina. Queste emozioni vanno educate e raffinate mano mano si cresce per farle diventare stabili e armoniose – i primi anni sono un bel lavoro per ogni essere umano per gettare bene le basi per il futuro della sua vita interiore. E questo alacre lavorio è impossibile senza due matrici-guida delle sue emozioni: cuore e corpo di mamma-papà e il proprio corpo. Fin dall’inizio alimentarsi è un’azione che condiziona la crescita fisica, ma che impronta anche quella psicologica e mentale; si iniziano ad acquisire i modelli per riconoscere che cosa voglia dire prima fisicamente, poi psicologicamente, essere accolti, curati, fusi, chiedere, ottenere, tenere dentro, rifiutare, accogliere, metabolizzare, assimilare e tanto altro. Si succhia il latte, ma… si mangia l’amore! A un certo punto, piano piano, le matrici si debbono naturalmente differenziare: il piccino trasformerà l’insieme emozioni-corpo nei due mondi distinti emozioni e corpo: allora mangiare vorrà dire nutrire il corpo con piacevolezza e non cercare un pezzo di sé (che tanto nel cibo non si troverà mai…). Quando, invece, restano delle confusioni improprie ci sono dei sintomi rivelatori molto precoci: difficoltà di attaccamento al seno/biberon, rifiuto del cibo, capricciosità, voracità, inquietudine, problemi allo svezzamento, crescita esagerata o insufficiente. Qualche volta è possibile anche notare un problema a crescere già nella vita intrauterina. Nota interessante: quando succedono guai di questo genere spesso si trovano difficoltà nel rapporto con il cibo già nella storia della crescita di mamma e/o papà… Che avventura delicata, no? Pensare che c’è ancora chi crede che un piccino sia privo di capacità – mentre parla la lingua dei sentimenti con un vocabolario ricchissimo! A proposito, il 4 maggio ore 18.15 se ne parla a “Le parole dei bebè” all’Istituto Cinico Città di Brescia: aspettiamo tutti, con alcune novità…!
Romana Caruso