Ilsorrisodeibimbi | Separazioni, lutto e fiducia
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Separazioni, lutto e fiducia

Separarsi è difficile, ma può diventare ancora più arduo se le conseguenze emotive della scelta sono inconsciamente manipolate dal singolo e dalla società. Serve molta chiarezza, infatti, per contribuire a limitare le gravi conseguenze psicologiche e sociali di un fenomeno che nel2011 ha impegnato il Tribunale di Brescia con ben duemila separazioni e millecinquecento divorzi, e che periodicamente sale alla ribalta della cronaca con episodi drammatici, com’è avvenuto per l’uomo di Castegnato trovato morto in un garage. La separazione è l’inizio di un processo di lutto, la presa di coscienza di un fallimento. Ogni fallimento emotivo è sempre un dolore grande e un momento «a rischio» per l’equilibrio psicologico. Impossibile non pagarne un prezzo emotivo, anche se non ènnobbligata la via delle conseguenze gravi, quelle che, a volte, fanno notizia. Una persona equilibrata, infatti, elabora il lutto che utilizza per guardare la realtà con maggiore chiarezza e lucidità interiore: a dolore e solitudine può fare seguito una sana consapevolezza di «che cosa di sé» ha contribuito a turbare una relazione o a sceglierne una impossibile e si apre la strada a relazioni future più stabili e funzionali. Purtroppo non tutti passano per questo percorso e alcuni imboccano la tortuosa via dello «scompenso »: crisi angosciose o depressive, ritiro dalle relazioni, aggressività verbale o fisica, tentati o riusciti suicidi, omicidi. L’elenco è lungo e molto variegato. Che cosa fa la differenza? Indubbiamente la stima di sé, ossia la capacità di accettarsi come esseri umani in grado di sbagliare, con il bisogno di imparare, capaci di crescere. Senza la patologia purtroppo così diffusa «dell’istante» — l’incapacità a sentirsi interiormente con una prospettiva imprigionandosi, invece, nel gelido e soffocante «tutto e subito» — fallire diventa essere il fallimento, una sentenza esistenziale definitiva. Esiste un’altra condizione in grado di peggiorare la prognosi, una sorta di idealizzazione della vita di coppia, dove l’altro diventa il luogo nel quale cercare, inconsciamente, quanto manca, l’illusione che esista finalmente un limbo dove fare riposare i tormenti di una emotività instabile. La coppia come droga, pseudoantidoto alla paura di fallire che nasce da una pericolosa insicurezza. Quando questo succede marito e moglie non riescono più a vedersi per quello che sono e la coppia si ammala di fantasmi, alle volte di follia. Comunque sempre una follia a due: nessun meccanismo instabile, infatti, fa da sé e spesso gli incastri sono intricati, profondi, impossibili da scoprire senza un aiuto. Sempre, in questi casi ne fanno le spese anche i bambini, in tanti modi. Il peggiore è che si sentano anch’essi un fallimento, che ricada l’ombra della delusione degli adulti su di loro, che non possano elaborare «semplicemente » un lutto, ma si trovino in condizioni ancora più complicate, ago della bilancia, appunto, dell’autostima dei genitori. Un grosso peso per la loro crescita, che può restare nascosto e moltiplicare il dramma di questo scacco interiore anche quando, più tardi, mamma e papà staranno meglio.

Romana Caruso

Giornale / Rivista

Corriere della Sera

Date

21 Aprile 2015

Category

concept art