Gent. Dottoressa, nel suo precedente articolo ha parlato di disturbi alimentari dei bambini. Da genitore mi sono chiesta: come è possibile capire quando ci si deve preoccupare davvero? (email firmata)
Cara Mamma,
le alterazioni del rapporto con il cibo nei bambini sono sempre una “cosa seria”, ossia vogliono esprimere qualche cosa del piccino a cui appartengono. La loro importanza, tuttavia, è diversa a seconda del tipo di messaggio che devono trasmettere. Si parla di disturbo, infatti, quando il messaggio è di tipo emotivo e non trova altre modalità per essere espresso. Quindi queste difficoltà non sono capricci, condizioni in cui l’alterazione è momentanea e orientata al raggiungimento di uno specifico risultato, e non corrispondono a fasi dello sviluppo, condizioni transitorie di assestamento della crescita di qualche emozione. Considerando ciò possiamo raccomandare un consulto con uno specialista quando il comportamento: è persistente, ossia non si modifica dopo alcune settimane; non è orientato al raggiungimento di un obiettivo; è molto diverso da quello degli altri bambini di pari età; porta a compromettere la salute.
Le difficoltà possono esordire in qualsiasi fase della vita; alle volte si manifestano con sintomi molto chiari: il bambino non mangia e perde peso, non ha più interesse per il cibo, si abbuffa regolarmente aumentando di peso, vomita, utilizza per alimentarsi sostanze improprie, rifiuta drasticamente alcuni alimenti, è agitato durante i pasti… l’elenco è lungo. Quello che colpisce è che molto spesso anche sintomi molto chiari e gravi vengono sottovalutati, trascurati o non considerati da genitori, educatori e medici. Peggio ancora quando la sintomatologia è più sfumata e precoce: difficoltà di allattamento al seno e/o al biberon, guai durante lo svezzamento, capricciosità eccessiva e costante, inappetenza, diversità di appetito a casa e in altri ambienti, eccessiva richiesta di cibo che porta al sovrappeso. A questo proposito sottolineiamo che spesso il sovrappeso e l’obesità sono la conseguenza di una alterazione di tipo psicologico che raramente viene considerata, purtroppo: per questo motivo i trattamenti dietetici spesso falliscono o hanno risultati parziali. In una favola che utilizziamo a scuola per un lavoro integrato su cibo ed emozioni con insegnanti, bambini e genitori, si spiega come tre fiammelle (le emozioni fondamentali) che vivono nel cuore di Bimbo (il protagonista, uno dei nostri bimbi o uno di noi!), possano trovarsi improvvisamente a non parlare più nel cuore e a cercare un luogo tanto tranquillo quanto impossibile dentro il corpo e la pappa. In questo mondo Bimbo ha ben due danni: una alterazione fisica e un problema di fiammelle che non scaldano con la giusta intensità. Perché, come, dove e quando in un’altra puntata. Ora ricordiamo che sta a noi, medici, psi e genitori, aiutare quei piccoli a crescere “felici e contenti”. Porsi il quesito, come fa lei, è già il primo passo per costruire una storia nuova.