Ilsorrisodeibimbi | La paura di voler bene
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La paura di voler bene

Ciao!

sono un bimbo nato da poco. Le prime ore della mia vita le ho passate solo e abbandonato per strada: dopo non molto, però, ho avuto una Mamma e un Papà che mi custodiscono con tutto il loro amore. Sto benissimo e sono felice. Molti intorno a me si arrabbiano per quello che mi è successo. D’accordo, capisco, sono stato fortunato ad essere trovato velocemente e aiutato: tutti i piccoli devono nascere in ospedale, non serve rischiare la loro vita; possono nascere al sicuro e restare lì al caldo in attesa di nuovi mamma e papà. Nessuno in ospedale giudica, i dottori ci sono per aiutare e comprendere! Per me poteva di certo finire peggio e mi sono arrabbiato anche io: quel tanto che basta per piangere forte e chiedere aiuto. Ora però penso a chi mi ha lasciato e lo ringrazio di avermi concesso di vivere bene. Io riesco a capire, con il mio cuoricino sensibile, che alle volte le emozioni sono più forti di tutto e non si possono comandare. Di certo la mia prima mamma e il mio primo papà avevano qualche guaio più grosso di loro: la disperazione di una vita difficile e tanta paura. Ehi, voi che vi arrabbiate e basta, avete mai pensato a che paura fa volere bene? Soprattutto quando da amare è un esserino piccino che dipende tutto da te. Si danno un po’ di cose per scontate sulle emozioni di genitori e bambini: come se fosse tutto bello, tutto facile. Come se la difficoltà fosse solo in pappe e nanne, cacchine e pancine: come se stabilire un rapporto di comunicazione affettiva fosse immediato e lineare. E, soprattutto, come se ci si dovesse vergognare di dire che si è in difficoltà. Quante cose occorrono per stare al sicuro! Primo: i mezzi sociali ed economici per avere l’indispensabile per vivere. Secondo: qualcuno intorno che ci voglia bene – questo serve soprattutto alle mamme se sono loro ad occuparsi di tutto dei piccini: ci vuole un papà o dei nonni o degli amici veri e solidi! Tutta sola la mamma non ce la può fare tranquillamente. Terzo: la maturità affettiva per non avere paura. E questa è la cosa più difficile. Non sempre si arriva a dare la vita a un piccolo con tutto quello che ci vuole: e i genitori sentono spesso di fare fatica e avere bisogno di aiuto. Solo che nessuno (o pochi) dice loro che anche con le emozioni si può continuare ad imparare e che ci sono degli esperti che possono aiutare a farlo. Quanti medici e/o sanitari vedono le mamme che abbandonano i bambini, o che li uccidono, o che li rifiutano psicologicamente? Quanti dottori, educatori, insegnanti, amici, vedono le persone a disagio con la loro emotività? Quanti si accorgono per tempo che c’è qualche cosa che non va? Raramente qualcuno capisce e interviene: consigliare di rivolgersi a un esperto “del cuore” è ancora un tabù. E tanti bambini e tante mamme e papà soffrono di cose visibili o nascoste, ma pur sempre tanto dolorose. Le cose gravi si possono prevenire; e quelle meno gravi evitare. Ci sono tanti abbandoni che non si vedono da fuori, ma fanno male dentro ai grandi ed ai bambini: se imparassimo a scoprirli e a favorire le soluzioni nessuno si sentirebbe più da solo e, di certo, avremmo un mondo migliore.

ROMANA CARUSO

Giornale / Rivista

Corriere della Sera - Ed. Brescia

Date

11 Giugno 2011

Category

Rassegna Stampa