Ilsorrisodeibimbi | Mamme e papà tranquilli
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Mamme e papà tranquilli

Ancora una volta la nostra città è protagonista di un fatto orribile: papà Luciano, che ha perso la figlia Francesca per droga, uccide un ragazzo innocente per «farsi giustizia». All´apparenza questa notizia nulla ha a che fare con i bambini. Ma non è quello che pensa quel padre arrovellato da un´angosciosa domanda: «Che cosa abbiamo sbagliato?»

Di certo la risposta che riguarda i perché della vita e della morte di Francesca non sta in queste righe. Prendiamo però in prestito questo dolore per parlare della disperazione di tanti altri giovani e di tanti altri padri e madri.

L´abuso di stupefacenti può condurre alla malattia e alla morte fisiche e psicologiche: chi si mette così in pericolo attraverso l´uso di sostanze tossiche non possiede la capacità di rispettare e far rispettare la propria salute psicofisica, di riconoscerla come valore in sé e negli altri. Questa capacità si acquisisce fin dalle prime fasi della vita, quando l´amore dei genitori rafforza la sensazione innata che «valga la pena di vivere» lottando contro l´angoscia dell´annullamento della vitalità, insieme fisica ed emotiva, a cui ogni piccino è in continuazione esposto.

PER RAGGIUNGERE questo profondo obiettivo occorrono degli «allenatori» tranquilli, mamme e papà abili nel comprendere gli scossoni emotivi così frequenti nella vita psicologica infantile e capaci di digerirli con pazienza al posto del piccino. Altrimenti è possibile che cresca insieme con l´individuo qualcosa che incoraggia l´annientamento, che porta inconsciamente alla deriva.

Impossibile tracciare la strada delle problematiche dei singoli, ciascuna immersa nel mistero della vita individuale; utile riflettere su qualche meccanismo universale che semplicemente induca a pensare, anzi a sentire, quello di cui ogni cuoricino ha bisogno per crescere sereno. Sicuramente non fare finta, eliminare, sedare, annientare: non è un tragico caso che padre e figlia abbiano scelto una strada molto simile per sedare le loro angosce, ovvero uccidersi e uccidere. Un meccanismo primitivo e illusorio, una macabra magia.

Il dolore che respiriamo in questi giorni intorno a noi speriamo possa servire a costruire un antidoto che sia vero: l´ascolto alle emozioni fin dall´origine della vita.

La domanda di quel padre diventa allora: «Che cosa non abbiamo ascoltato?», «Perché?».

Se l´ascolto di come stiamo venisse prima di tante cose, parole, azioni, l´unica morte a cui sarebbe bello assistere sarebbe quella dell´agire compulsivo che spesso devia il corso della vita, alle volte, purtroppo, senza farla tornare più.

Romana Caruso

Giornale / Rivista

Bresciaoggi

Date

18 Novembre 2011

Category

Rassegna Stampa