Parlare dei problemi dei bambini spesso vuole dire parlare dei problemi del sonno: pianti, implorazioni, richiami… come è possibile chiudere gli occhi sereni? Come si può dar loro la quiete? Perché è sempre tanto problematico per un bimbo andare a dormire ? (email firmata)
Caro Lettore,
con quanta emozione scrive del sonno! Le sue parole aiutano a ricordare che le difficoltà del sonno sono brutte tanto per i grandi che per i piccini. E che sono un bel problema… Mi tocca contraddirla però! Dalle sue parole potremmo dedurre che per un bimbo sia una “fatica” il percorso che porta ad apprendere il dolce ritmo delle nanne (quello che in gergo tecnico chiamiamo ciclo sonno-veglia), che è, invece, una strada normalmente facile da percorrere: il bambino sa già nella vita intrauterina che esistono dei momenti per lasciarsi andare e concedere al fisico pause di ristoro e costruzione. E quello che sa fare nel mondo ovattato del pancione lo ripeterà tra le braccia dei suoi genitori dalla nascita in poi – e dopo le braccia arrivano la culla, il lettino, il letto e l’abbraccio di chi si ama. Quindi è naturale “chiudere gli occhi sereno” e trovare la quiete.
Allora quando arrivano le difficoltà? Quando qualcosa interferisce con la tranquillità del lasciarsi andare e al piccolo giungono segnali di allarme: restare svegli equivale a garantire un attento controllo sull’ambiente circostante, a restare di vedetta per vigilare l’arrivo di un “nemico”. Il motivo di tanto allarme non è, ovviamente, da cercare nella concretezza della vita quotidiana: i bimbi di cui parliamo crescono bene al sicuro, accuditi con amore. Solo che percepiscono qualcosa nell’aria, che facilmente gli adulti non vedono, che li disturba e li spinge ad incarnare fantasie. Mostri, zombi, ladri, scheletri che escono dal buio e porteranno via il piccolo dalla sicurezza di mamma e papà. E se ci sono dei mostri che vogliono portarlo via, forse lo faranno perché non è bello e buono come gli altri… Allarme rosso!Vietato spegnere la luce e disattivare i sensori della veglia se non dietro opportuna rassicurazione (per esempio il lettone). C’è anche chi prende sonno, ma poi si agita a non finire… Ora sì che le do ragione! Il sonno sembra un ostacolo insormontabile, forse tutto da imparare.
Certo è che se non si trova il vero “nemico”, non il sonno ma l’inquietudine interna, non se ne esce più: e si pretende di domare pericolosi “zombi” partendo da rigide regole o da medicamenti o da letture parziali del bisogno del piccolo. Spero che ora il che fare le sembri più comprensibile: innanzitutto capire che cosa c’è dietro al sintomo che sta turbando il bambino – che è sempre una cosa seria, che se non si risolve resta o ritorna, attraverso il sonno o altri tipi di espressioni. Vietato pensare che i disturbi del sonno nell’infanzia siano cose da poco, come ancora troppo spesso sentiamo dire “alle spalle dei bambini”. Garantire la qualità del sonno del piccolo vuol dire aiutare la qualità della sua vita da quel momento in poi.