Un anziano uccide un altro anziano. Nel momento della vita dove è fisiologico incominciare a pensare alla morte come a un passaggio ormai vicino e alla vita come un bene da gustare sempre più a fondo, un uomo anticipa la fine di un coetaneo: tutta colpa di un parcheggio.
Leggendo la notizia sul giornale si resta attoniti: anche nella terza età imper…a la violenza che siamo abituati a vedere e criticare negli adolescenti e nei giovani adulti e che troppo semplicisticamente imputiamo ad una aspecifica immaturità. Faccia a faccia due estremi: un potente fuoristrada e una Fiat Punto di un tranquillo verde metallizzato, un uomo di successo ancora attivo lavorativamente e una coppia che gestisce una condizione di invalidità al cento per cento; un mondo a cui concretamente non manca nulla e una delle tante condizioni di forzato bisogno. Forse proprio questo ha fatto scattare la rabbia di Guido – la vittima -, che ha chiesto aiuto alla forza pubblica, ma si è trovato costretto, in qualsiasi modo siano andati i fatti, a cavarsela da solo. E non ce l´ha fatta. In campo, infatti, è sceso uno degli stati emotivi più dannosi per il singolo e, di conseguenza, per la società: la prepotenza. Questa è una condizione emotiva primordiale, la prima modalità affettiva che conosce l´uomo per esprimere la propria aggressività: il bambino che pretende la salvifica attenzione della mamma che ascolti e soddisfi immediatamente ogni necessità. Per fortuna questa pretesa magica evolve attraverso una crescita emotivamente sana e si trasforma progressivamente in capacità di chiedere quello di cui si ha bisogno. Ma anche nella capacità di chiedere scusa.
Quante orribili scene della vita quotidiana e sociale potrebbero essere diverse se si arrivasse a completare lo sviluppo della persona, ovvero alla cosiddetta maturità: essere «grandi», alla fine, è arrivare proprio ad essere in grado di pronunciare quella magica parola, «scusa», l´unico antidoto alla «grandiosità» patologica che genera morte in continuazione.
Romana Caruso